VI
Figli spirituali e Gruppi di preghiera
Figli spirituali e Gruppi di preghiera
Tutto per salvare le anime
La famiglia spirituale di Padre Pio aveva cominciato a formarsi subito dopo il suo arrivo a San Giovanni Rotondo. Una delle prime figlie fu Nina Campanile, che ha ricordato così quel periodo: «Il Padre cominciò a tenerci conferenze il giovedì e la domenica. Ci spiegò dapprima i principali mezzi di perfezione cristiana, e cioè: la scelta di un santo e dotto direttore, la frequenza dei santi sacramenti, la meditazione, la lettura spirituale. Spiegava l'argomento e l'avvalorava sempre con esempi tratti dalla Sacra Scrittura, dalla vita dei santi. Conferenze speciali le tenne sulla mortificazione.
E infine ci spiegò molte parabole evangeliche».
Dopo qualche tempo, Padre Pio sentenziò: «Il materiale è pronto, ora incominciate a costruire», e sciolse le adunanze, cominciando la guida personale. Alle lamentele e alle critiche, Padre Pio rispose: «So io come devo guidare le anime; c'è chi deve venire ogni otto giorni, chi ogni quattro o tre e chi ogni giorno». Che tale decisione avesse addolorato molte devote lo conferma la signora Francesca Fini: «Seguendo Padre Pio si soffriva fortemente: le sue prove, le sue sgridate, il trattamento diverso delle anime...».
Proprio il rancore di una delle prime figlie spirituali, Elvira Serritelli, fu all'origine delle accuse contro Padre Pio a riguardo della sua castità, che in seguito ebbero ripercussioni notevoli sulla Visita apostolica del 1960. Secondo il biografo padre Alessandro da Ripabottoni, «la "stella" di Elvira cominciò ad eclissarsi intorno al 1930 ed ella passò in secondo piano rispetto a Cleonice Morcaldi. Esplosero allora l'ira e la gelosia e la sua reazione si espletò in una duplice direzione».
L'analisi di padre Alessandro va nel dettaglio:
«In primo luogo ella doveva dimostrare che, almeno nel periodo 1922-30, Padre Pio era stato "tutto suo". Affermò perciò che in quegli anni ella aveva avuto rapporti intimi con lui. In secondo luogo, Elvira doveva distruggere l'avversaria. Con una lunga serie di lettere anonime cercò di ingenerare nell'animo del Superiore del convento il sospetto che Padre Pio se la intendesse con una donna. Per impedire i presunti incontri notturni, da una parte legava il cancelletto antistante la casa di Cleonice, affinché questa non potesse uscire, e dall'altra metteva del brecciolino nella serratura della porta della chiesa, perché Padre Pio non potesse aprire».
Per calmare il risentimento di Elvira, il Superiore del convento di San Giovanni Rotondo, padre Carmelo Durante, le affidò il compito di provvedere ai fiori della chiesetta. In quel tempo, padre Alberto D'Apolito la vide spesso «guardare morbosamente Padre Pio che pregava nel coro della chiesetta mentre lei era in chiesa per preparare i fiori dell'altare. Vedendosi non corrisposta nello sguardo, dava in escandescenze». Anche per questi motivi, nell'ottobre 1959 il nuovo Superiore, padre Emilio da Matrice, la sollevò dall’incarico.
Pochi mesi dopo, dapprima con monsignor Terenzi, incaricato dal Sant'Offizio di un sopralluogo a San Giovanni Rotondo, e successivamente con il visitatore apostolico monsignor Maccari, la donna rilanciò le sue accuse. Padre Pio ne era a conoscenza e la sua reazione fu come sempre intonata in chiave soprannaturale, come ha testimoniato la signorina Maria Grazia Massa che gliene parlò in confessione: «Figlia mia, so tutto! Ma che cosa importa a me se hanno buttato fango sulla mia povera persona in vita e, conseguentemente, dopo la mia morte? A me basta salvare le anime e certe anime».
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