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domenica 27 marzo 2011

E la brocca?


(Gv 4,5-42)
3^ domenica di Quaresima 
 
Oggi vediamo Gesù che si rimette in cammino: lascia la Giudea e si dirige verso la Galilea, ma per arrivarci deve attraversare la Samaria. La Palestina ai tempi di Gesù si suddivideva in tre regioni principali: la Galilea a Nord, la Samaria, zona intermedia e la Giudea a Sud.
L’ostilità tra Giudei e Samaritani durava da tanto tempo: risaliva addirittura al 700 a.C. circa.

• Perché stanco?

I Samaritani erano considerati dai Giudei, nientemeno che scismatici, eretici e pagani. A causa di questa ostilità, il viandante che doveva recarsi in Galilea, preferiva aggirare la Samaria e passare per la Transgiordania; la strada era più lunga, ma molto più sicura. Anche Gesù, nella maggior parte dei casi, faceva così, ma questa volta decide di attraversare la Samaria e giunge alla città di Sicar dove c’era il famoso pozzo di Giacobbe. Vi arriva verso mezzogiorno e, stanco del viaggio, si siede presso il pozzo. Prima di continuare chiediamoci: perché Gesù decide di attraversare la Samaria, terra maledetta e odiata dai Giudei? Per dirci che è venuto anzitutto per riacciuffarci quando ci siamo perduti. Attraversando la Samaria vuole dirci che è venuto ad attraversare le nostre strade sbagliate, quando vaghiamo errabondi ed abbiamo smarrito la giusta direzione; viene ad incrociare i nostri passi, quando non sappiamo più che senso ha il nostro andare, o quando siamo finiti in fondo al pozzo. E perché Gesù è stanco? Allora per il caldo e la fatica, ma ora sarà anche un po’ stanco di rincorrerci continuamente (addirittura fin dentro al pozzo, quando abbiamo toccato il fondo) nel tentativo di riacciuffarci… Però non abbandona mai la caccia… al tesoro.

• In fondo al pozzo…

Mentre la samaritana abbandona addirittura la brocca (l’unico mezzo per procurarsi l’acqua, che, in quel frangente, nessuno usò, ma tutti si dissetarono…con un’altra acqua) dopo che Gesù la incontra al pozzo. Lui stanco morto, lei arrivata lì alla chetichella per timore di incontrare qualcuno che la riconoscesse. Ma incontra proprio Colui che non solo la conosce, ma ne sa più di tutti su di lei e nonostante ciò chiede da bere proprio a lei, l’esclusa, l’emarginata , non solo perché samaritana, ma anche per la sua situazione poco edificante che Gesù le rivela senza minimamente giudicarla. Allora la samaritana dimentica tutto: l’acqua, la brocca, la paura di essere riconosciuta, per andare ad annunciare a tutti, chi ha incontrato.
Ecco che Gesù vede sempre oltre. Non è certamente il peccato la prima cosa che vede in lei e in noi, ma la nuova creatura che possiamo diventare una volta che abbiamo ricevuto l’acqua viva della grazia. Non si lascia per niente impressionare dal nostro poco edificante passato, né si ritrae per questo –come non si è allontanato dalla samaritana– ma vede in anticipo il nostro glorioso futuro e quale meraviglia possiamo diventare sotto l’azione della Sua grazia. Ogni uomo, ogni donna è un terreno sacro: il peccato lo può solo deturpare, mai distruggere. Gesù sa che può recuperarlo interamente perché ha l’acqua viva anzi è Lui stesso l’acqua viva.

• …ma quale pozzo?

Il Vangelo di oggi ci riguarda tutti: siamo tutti samaritane alla ricerca di un pozzo. Ma quale pozzo? E quale acqua andiamo ad attingervi? Con quale brocca? A volte ci accontentiamo di cisterne screpolate che si svuotano ancor prima di immergervi la brocca e siamo eternamente alla ricerca di altre cisterne, illudendoci che non siano screpolate e che riescano a placare la nostra sete. Quale sete? Sete di Dio, acqua viva, o sete di chissà cosa? Ci bastano le acque torbide e stagnanti? Non accontentiamoci delle pozzanghere quando Gesù vuole darci molto di più! vuole portarci alla sorgente! Vuole darci quell’acqua viva che è vita: la Sua vita che scorre continuamente nel nostro cuore come “una sorgente che zampilla” e ci rende nuovi fiammanti dentro e fuori.

Wilma Chasseur

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