XII
Novene e devozioni
Novene e devozioni
Tre richieste alla Madonna
Nelle pagine di Diario del luglio 1929, Padre Pio elencò le devozioni particolari che quotidianamente si era impegnato a praticare: «Non meno di quattro ore di meditazione, e queste d'ordinario su la vita di nostro Signore: nascita, passione e morte. Novene: alla Madonna di Pompei, a san Giuseppe, a san Michele Arcangelo, a sant'Antonio, al padre san Francesco, al sacratissimo Cuore di Gesù, a santa Rita, a santa Teresa di Gesù».
Fino a quando le forze glielo permisero, i Superiori avevano riservato a lui la funzione serale della Visita a Gesù Sacramentato e della benedizione eucaristica. Era un momento caro ai suoi figli spirituali, che Padre Pio proponeva anche ad altri penitenti con questa esortazione: «Gesù prigioniero nella Custodia ti attende... va' a trovarlo e fagli compagnia». Inoltre il venerdì sera, mentre gli altri frati andavano a cena, egli si recava in chiesa e svolgeva il pio esercizio della Via Crucis.
A Pompei, dove si venera la Vergine del Rosario a lui tanto cara, Padre Pio si recò tre volte: nel 1901, con alcuni compagni di scuola; nel novembre 1911, in compagnia di padre Evangelista, Superiore nel convento di Venafro; il 3 gennaio 1917, in una licenza dal servizio militare. EA mediante le novene alla Madonna di Pompei, Padre Pio invocò le grazie cui teneva maggiormente, comprese tre personali, soltanto due delle quali vennero esaudite.
Innanzitutto il ritorno in convento, durante la lunga malattia a Pietrelcina: «Iddio e la carissima Madre mia di Pompei, a cui le novene si sono succedute alle novene, oramai sono oltre tre anni, sanno che cosa ho fatto per essere esaudito da una sì dura prova. Essi soli comprendono e sono testimoni del dolore che mi stringe e che mi opprime il cuore», scrisse il 24 gennaio 1915 a padre Benedetto. Poi l'esonero dal servizio militare, per il quale sollecitò la collaborazione di padre Agostino:
«Vengo a chiedervi, o padre, un favore: questo sarebbe mi usaste la carità di incominciare al più presto le tre novene alla Vergine di Pompei con la recita giornaliera, durante questo periodo, dell'intiero Rosario».
Non ricevette invece ascolto la richiesta di morire in giovane età, come confidò a un confratello nel 1960: «Ho recitato per 35 anni la novena alla Madonna di Pompei, chiedendole la grazia che mi portasse con sé in Paradiso. Ma poi ho smesso». E al confratello che esprimeva stupore per il fatto che avesse smesso di pregarla, proprio lui che amava così tanto la Vergine, replicò: «Figlio mio, ho chiesto alla Madonna la grazia di farmi morire, ma non mi ha ascoltato. E quando è una mamma che non ti ascolta non c e più niente da fare».
Un'altra devozione mariana che ogni sera praticava era la recita della Visita a Maria Santissima, composta da sant'Alfonso Maria de' Liguori: «Santissima Vergine Immacolata e Madre mia Maria, a voi che siete la Madre del mio Signore, la Regina del mondo, l'Avvocata, la Speranza, il Rifugio dei peccatori, ricorro oggi io, che sono il più miserabile di tutti. Vi venero, o gran Regina, e vi ringrazio di quante grazie mi avete fatto finora, specialmente di avermi liberato dall'Inferno, da me tante volte meritato». A queste ultime parole la sua voce si incrinava sempre fino alle lacrime, spingendo alla commozione anche i fedeli presenti in chiesa.
Contemplando Maria, Padre Pio volgeva immediatamente il pensiero al suo sposo, san Giuseppe, che egli venerava teneramente per la sua dolce presenza accanto a Gesù Bambino. I confratelli lo vedevano spesso rimanere estatico dinanzi al quadro raffigurante il santo, che era appeso nella veranda del primo piano. Una volta, richiamato da padre Onorato ad affrettarsi a scendere in chiesa, gli rispose: «Quanto è bello san Giuseppe, lasciatemi stare qui ancora un poco...».
Tutti i figli spirituali venivano catechizzati a compiere bene le loro devozioni, che scandivano l'intero anno. Un quadro completo ce l'offre la testimonianza della signorina Rachelina Russo:
«Una delle devozioni che ci inculcava era quella all'angelo custode, perché è il nostro compagno indivisibile, colui che ci è sempre vicino dalla nascita alla morte. Un'altra delle devozioni maggiormente raccomandate era quella del mese di san Giuseppe, che tutti gli anni, sia in chiesa che in privato a casa, non mancavamo mai di praticare. E poi il mese di maggio, con novena e supplica alla Vergine di Pompei; il mese di giugno, con la coroncina al Sacro Cuore tutti i giorni; la devozione alla Madonna del Carmine, a sant'Anna, all'Assunta, la Quaresima di san Michele che comincia la vigilia dell'Assunta e finisce il 28 settembre; il mese di ottobre dedicato alla Vergine del Rosario e agli angeli custodi; il mese dei morti, e infine tutte le devozioni del mese di dicembre, dall'Immacolata sino al Natale e all'Epifania, con la recita delle 40 Ave Maria che cominciano il giorno di santa Caterina».
Anche l'amore alla Chiesa era intenso in Padre Pio e si incarnava nella devozione al Vicario di Cristo, in favore del quale elevava ogni mattina la sua prima preghiera. Durante la notte voleva che nella sua stanza fosse sempre illuminata - insieme con il quadro della Madonna della Libera, patrona di Pietrelcina, e la foto dei genitori - l'immagine del Papa.
Padre Tarcisio Zullo, durante l'Anno Mariano del 1954, disse scherzando: «Padre Spirituale, se a piazza San Pietro ci foste lei e il Papa, sarei curioso di vedere se la gente - vedendovi prendere due vie diverse - correrebbe più dietro al Papa o a Padre Pio...». Egli rispose: «Andrebbero tutti dietro al Papa, perché il primo a correre dietro al Vicario di Cristo sarebbe Padre Pio». E, quando il Pontefice era in viaggio, lui che normalmente non si interessava delle notizie chiedeva a padre Pellegrino Funicelli se avesse ascoltato il giornale radio, perché temeva qualche pericolo per il Papa, che considerava come una persona di famiglia.
In particolare, il Pontefice da lui più amato fu Pio XII, il quale del resto non nascondeva la propria opinione: «Padre Pio è un santo, ma noi non possiamo dirlo, se no lo canonizziamo da vivo», confidò al giornalista Giovanni Gigliozzi. In occasione della grave malattia di inizio 1954, la sorella di Papa Pacelli chiese a Padre Pio, tramite i Superiori cappuccini, «di formulare una preghiera per il Supremo Pastore della Chiesa e per la Chiesa stessa».
Padre Pio rispose immediatamente all'appello:
«Di lei che è sorella del Santo Padre comprendiamo lo strazio; ma lo strazio dei figli non si creda inferiore a quello della sorella. Ho offerto al Signore tutto me stesso e la mia offerta continua... Preghiamo, immoliamoci e confidiamo». Neanche a dirlo, come rivelò sulla stampa del tempo padre Virginio Rotondi, la miracolosa guarigione avvenne immediatamente!
Nelle pagine di Diario del luglio 1929, Padre Pio elencò le devozioni particolari che quotidianamente si era impegnato a praticare: «Non meno di quattro ore di meditazione, e queste d'ordinario su la vita di nostro Signore: nascita, passione e morte. Novene: alla Madonna di Pompei, a san Giuseppe, a san Michele Arcangelo, a sant'Antonio, al padre san Francesco, al sacratissimo Cuore di Gesù, a santa Rita, a santa Teresa di Gesù».
Fino a quando le forze glielo permisero, i Superiori avevano riservato a lui la funzione serale della Visita a Gesù Sacramentato e della benedizione eucaristica. Era un momento caro ai suoi figli spirituali, che Padre Pio proponeva anche ad altri penitenti con questa esortazione: «Gesù prigioniero nella Custodia ti attende... va' a trovarlo e fagli compagnia». Inoltre il venerdì sera, mentre gli altri frati andavano a cena, egli si recava in chiesa e svolgeva il pio esercizio della Via Crucis.
A Pompei, dove si venera la Vergine del Rosario a lui tanto cara, Padre Pio si recò tre volte: nel 1901, con alcuni compagni di scuola; nel novembre 1911, in compagnia di padre Evangelista, Superiore nel convento di Venafro; il 3 gennaio 1917, in una licenza dal servizio militare. EA mediante le novene alla Madonna di Pompei, Padre Pio invocò le grazie cui teneva maggiormente, comprese tre personali, soltanto due delle quali vennero esaudite.
Innanzitutto il ritorno in convento, durante la lunga malattia a Pietrelcina: «Iddio e la carissima Madre mia di Pompei, a cui le novene si sono succedute alle novene, oramai sono oltre tre anni, sanno che cosa ho fatto per essere esaudito da una sì dura prova. Essi soli comprendono e sono testimoni del dolore che mi stringe e che mi opprime il cuore», scrisse il 24 gennaio 1915 a padre Benedetto. Poi l'esonero dal servizio militare, per il quale sollecitò la collaborazione di padre Agostino:
«Vengo a chiedervi, o padre, un favore: questo sarebbe mi usaste la carità di incominciare al più presto le tre novene alla Vergine di Pompei con la recita giornaliera, durante questo periodo, dell'intiero Rosario».
Non ricevette invece ascolto la richiesta di morire in giovane età, come confidò a un confratello nel 1960: «Ho recitato per 35 anni la novena alla Madonna di Pompei, chiedendole la grazia che mi portasse con sé in Paradiso. Ma poi ho smesso». E al confratello che esprimeva stupore per il fatto che avesse smesso di pregarla, proprio lui che amava così tanto la Vergine, replicò: «Figlio mio, ho chiesto alla Madonna la grazia di farmi morire, ma non mi ha ascoltato. E quando è una mamma che non ti ascolta non c e più niente da fare».
Un'altra devozione mariana che ogni sera praticava era la recita della Visita a Maria Santissima, composta da sant'Alfonso Maria de' Liguori: «Santissima Vergine Immacolata e Madre mia Maria, a voi che siete la Madre del mio Signore, la Regina del mondo, l'Avvocata, la Speranza, il Rifugio dei peccatori, ricorro oggi io, che sono il più miserabile di tutti. Vi venero, o gran Regina, e vi ringrazio di quante grazie mi avete fatto finora, specialmente di avermi liberato dall'Inferno, da me tante volte meritato». A queste ultime parole la sua voce si incrinava sempre fino alle lacrime, spingendo alla commozione anche i fedeli presenti in chiesa.
Contemplando Maria, Padre Pio volgeva immediatamente il pensiero al suo sposo, san Giuseppe, che egli venerava teneramente per la sua dolce presenza accanto a Gesù Bambino. I confratelli lo vedevano spesso rimanere estatico dinanzi al quadro raffigurante il santo, che era appeso nella veranda del primo piano. Una volta, richiamato da padre Onorato ad affrettarsi a scendere in chiesa, gli rispose: «Quanto è bello san Giuseppe, lasciatemi stare qui ancora un poco...».
Tutti i figli spirituali venivano catechizzati a compiere bene le loro devozioni, che scandivano l'intero anno. Un quadro completo ce l'offre la testimonianza della signorina Rachelina Russo:
«Una delle devozioni che ci inculcava era quella all'angelo custode, perché è il nostro compagno indivisibile, colui che ci è sempre vicino dalla nascita alla morte. Un'altra delle devozioni maggiormente raccomandate era quella del mese di san Giuseppe, che tutti gli anni, sia in chiesa che in privato a casa, non mancavamo mai di praticare. E poi il mese di maggio, con novena e supplica alla Vergine di Pompei; il mese di giugno, con la coroncina al Sacro Cuore tutti i giorni; la devozione alla Madonna del Carmine, a sant'Anna, all'Assunta, la Quaresima di san Michele che comincia la vigilia dell'Assunta e finisce il 28 settembre; il mese di ottobre dedicato alla Vergine del Rosario e agli angeli custodi; il mese dei morti, e infine tutte le devozioni del mese di dicembre, dall'Immacolata sino al Natale e all'Epifania, con la recita delle 40 Ave Maria che cominciano il giorno di santa Caterina».
Anche l'amore alla Chiesa era intenso in Padre Pio e si incarnava nella devozione al Vicario di Cristo, in favore del quale elevava ogni mattina la sua prima preghiera. Durante la notte voleva che nella sua stanza fosse sempre illuminata - insieme con il quadro della Madonna della Libera, patrona di Pietrelcina, e la foto dei genitori - l'immagine del Papa.
Padre Tarcisio Zullo, durante l'Anno Mariano del 1954, disse scherzando: «Padre Spirituale, se a piazza San Pietro ci foste lei e il Papa, sarei curioso di vedere se la gente - vedendovi prendere due vie diverse - correrebbe più dietro al Papa o a Padre Pio...». Egli rispose: «Andrebbero tutti dietro al Papa, perché il primo a correre dietro al Vicario di Cristo sarebbe Padre Pio». E, quando il Pontefice era in viaggio, lui che normalmente non si interessava delle notizie chiedeva a padre Pellegrino Funicelli se avesse ascoltato il giornale radio, perché temeva qualche pericolo per il Papa, che considerava come una persona di famiglia.
In particolare, il Pontefice da lui più amato fu Pio XII, il quale del resto non nascondeva la propria opinione: «Padre Pio è un santo, ma noi non possiamo dirlo, se no lo canonizziamo da vivo», confidò al giornalista Giovanni Gigliozzi. In occasione della grave malattia di inizio 1954, la sorella di Papa Pacelli chiese a Padre Pio, tramite i Superiori cappuccini, «di formulare una preghiera per il Supremo Pastore della Chiesa e per la Chiesa stessa».
Padre Pio rispose immediatamente all'appello:
«Di lei che è sorella del Santo Padre comprendiamo lo strazio; ma lo strazio dei figli non si creda inferiore a quello della sorella. Ho offerto al Signore tutto me stesso e la mia offerta continua... Preghiamo, immoliamoci e confidiamo». Neanche a dirlo, come rivelò sulla stampa del tempo padre Virginio Rotondi, la miracolosa guarigione avvenne immediatamente!
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