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martedì 1 marzo 2011

Riscoprire i Santi - Sant'Ambrogio

Torna l'appuntamento settimanale, volto alla scoperta dei nostri cari Santi! Oggi ci soffermiamo su Sant'Ambrogio, il quale ha avuto un peso molto forte nella Chiesa Cattolica, grazie alla sua sapienza e al coraggio con cui ne difese i diritti dinanzi all'impero. Egli ebbe anche un'influenza positiva su Sant'Agostino d'Ippona prima della sua conversione potente. 
Scopriamo dunque la storia di Sant'Ambrogio attraverso il consueto tratto biografico, seguito da alcuni suoi santi pensieri tratti dalle sue opere più ricordate:

La memoria di Sant'Ambrogio è obbligatoria per tutta la Chiesa, secondo il nuovo Calendario, ed è particolarmente solenne a Milano, che in questo giorno onora il suo grande Vescovo e amatissimo Patrono.
Ambrogio non era nato a Milano, ma a Treviri, nella Gallia, verso il 339. Era figlio di un funzionario romano in servizio al di là delle Alpi, e dopo la morte del padre la famiglia rientrò a Roma. Ambrogio studiò diritto e retorica, e intraprese la carriera giuridica.
Si trovava a Milano, quando il Vescovo morì, e da buon funzionario imperiale, cercò che fossero evitati quei disordini spesso provocati dalle tumultuose elezioni ecclesiastiche. Parlò con senno e fermezza nelle adunanze dei fedeli, perché tutto fosse fatto secondo coscienza e nel rispetto della libertà. Fu in seguito a questi suoi giudiziosi discorsi che dall'assemblea si alzò un grido: " Ambrogio Vescovo! ".
Ambrogio, che si trovava in quell'assemblea come funzionario imperiale, non era neppure battezzato, essendo soltanto catecumeno. Sorpreso e anche spaventato, proclamò dunque la sua indegnità; si professò peccatore, tentò perfino di fuggire. Tutto fu inutile.
Ricevette così il Battesimo, e, subito dopo, la consacrazione episcopale. " Tolto dai tribunali e dall'amministrazione pubblica - dirà il nuovo Vescovo - per passare all'episcopato, ho dovuto cominciare a insegnare quello che non avevo mai imparato ". Si diede perciò alla lettura dei Libri sacri, poi studiò i Padri della Chiesa e i Dottori, tra i quali sarebbe stato incluso anche lui, insieme con un giovane retore che, dopo dieci anni, egli stesso avrebbe battezzato: Agostino da Tagaste. L'opera di Ambrogio fu così vasta, profonda e importante, che difficilmente può essere riassunta. Basti dire che fu considerato quasi un secondo Papa, in un'epoca nella quale certo non mancarono alla Chiesa grandi figure di Vescovi.
Ma Sant'Ambrogio appariva più alto di tutti per la sua opera apostolica, benché fosse piccolo e delicato nel fisico quant'era grande nello spirito.
Egli, che veniva dalla carriera dei dignitari imperiali, sostenne dinanzi all'Imperatore, non solo i diritti della Chiesa, ma l'autorità dei suoi pastori. " Sono i Vescovi che devono giudicare i laici, e non il contrario " diceva, e tra i laici metteva, per primo, l'imperatore.
Un'altra massima dell'ex funzionario imperiale era questa: " L'Imperatore è nella Chiesa, non al disopra della Chiesa ". E le contingenze portarono Sant'Ambrogio ad applicare tale massima nei riguardi del grande e intollerante Imperatore Teodosio.
Quando Teodosio, in seguito all'uccisione del comandante del presidio di Tessalonica, fece trucidare - almeno così si disse - 7000 abitanti innocenti, il Vescovo non solo gli rimproverò il massacro, ma gl'impose una pubblica penitenza. Teodosio cercò di resistere. Infine cedé. Nuovo David, fece penitenza dall'ottobre al Natale.
L'iconografia ambrosiana si è compiaciuta di rappresentare Sant'Ambrogio che scaccia dalla soglia della cattedrale l'Imperatore pubblico peccatore: in realtà l'azione del Vescovo si svolse tramite lettere e intermediari, ma il gesto resta ugualmente significativo, per indicare che né corona né scettro esonerano l'uomo dalla legge morale, uguale per tutti, e di cui sono giudici autorevoli soltanto i ministri di Dio e i pastori di anime.  Fonte:  Archivio Parrocchia

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Dalle ‘’Lettere’’ di Sant’Ambrogio, vescovo.

Vi è poi un fiume che si riversa sui suoi santi come un torrente. Chiunque abbia ricevuto dalla pienezza di questo fiume, come l’evangelista Giovanni, come Pietro e Paolo, alza la sua voce; e come gli apostoli hanno diffuso la voce della predicazione evangelica con festoso annunzio fino ai confini della terra, così anche questo fiume incomincia ad annunziare il Signore. Ricevilo dunque da Cristo, perché anche la tua voce si faccia sentire. Raccogli l’acqua di Cristo, quell’acqua che loda il Signore. Raccogli da più luoghi l’acqua che lasciano cadere le nubi dei profeti. Chi raccoglie acqua dalle montagne e la convoglia verso di sé, o attinge alle sorgenti, lui pure, come le nubi, la riversa su altri. Riempine dunque il fondo della tua anima, perché il tuo terreno sia innaffiato e irrigato da proprie sorgenti. Si riempie chi legge molto e penetra il senso di ciò che legge; e chi si è riempito può irrigare altri. La Scrittura dice: ‘’Se le nubi sono piene di acqua, la rovesciano sopra la terra’’. (Qo 11,3).


Dal trattato "Sui misteri" di sant'Ambrogio, vescovo

Che cosa hai visto nel battistero? L'acqua certamente, ma non essa sola: là c'erano i leviti che servivano e il sommo sacerdote che interrogava e consacrava. Prima di ogni altra cosa l'Apostolo ti ha insegnato che non dobbiamo "fissare lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili invece sono eterne" (2 Cor 4, 18). E altrove tu leggi che "dalla creazione del mondo in poi, le perfezioni invisibili di Dio possono essere contemplate con l'intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità" (Rm 1, 20) é riconosciuta attraverso le sue opere. Per questo il Signore stesso dice: "Anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere" (Gv 10, 38). Credi dunque che là vi é la presenza della divinità. Crederesti, infatti, alla sua aziuone e non crederesti alla sua presenza? Come potrebbe seguirne l'azione, se prima non precedesse la presenza? Considera, del resto, come questo mistero é antico e prefigurato fin dall'origine stessa del mondo. In principio, quando Dio fecxe il cielo e la terra "Io Spirito", dice il testo, "aleggiava sulle acque" (Gn 1, 2). Forse non agiva quello che aleggiava? Riconosci che era in azione quando si costruiva il mondo, mentre il profeta ti idce: "Dalla parola del Signore furono fatti i cieli, dal soffio della sua bocca ogni loro schiera" (Sal 32, 6). Sulla testimonianza profetica sono appoggiate ambedue le cose: che aleggiava e che operava. Che alegiasse lo dice Mosé, che operasse lo attesta Davide. Ecco un'altra testimonianza. Ogni uomo era corrotto a causa dei suoi peccati. E soggiunge: "Il mio spirito non resterà sempre nell'uomo, perché egli é carne" (Gn 6, 3). Con ciò Dio dimostra che con l'immondezza della carne e con la macchia di una colpa assai grave la grazia spirituale si allontana. Così Dio, volendo ristabilire quello che aveva dato, fece venire il diluvio e ingiunse a Noé, giusto, di salire nell'arca. Cessando il diluvio prima mandò fuori il corvo, in un secondo tempo fece uscire la colomba, la quale, a quanto si legge, ritornò con un ramo d'olivo. Tu vedi l'acqua, tu vedi l'arca, tu osservi la colomba, e dubiti del mistero? L'acqua é quella nella quale viene immersa la carne perché sia lavato ogni suo peccato. In essa é sepolta ogni vergogna. Il legno é quello al quale fu affisso il Signore Gesù quando pativa per noi. La colomba é quella nella cui figura discese lo Spirito Santo, come hai imparato nel Nuovo Testamento: lo Spirito Santo che ti ispira pace nell'anima e tranquillità alla mente. (Nn. 8-11; SC 25 bis, 158-160)


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