Seconda domenica di Quaresima
(Gn 12,1-4; 2Tm 8-10; Mt 17,1-9)
(Gn 12,1-4; 2Tm 8-10; Mt 17,1-9)
Il Vangelo della seconda domenica di Quaresima, ci presenta come ogni anno, la stupenda scena della Trasfigurazione che ci rivela, oltre alla natura divina di Gesù, anche la nostra realtà escatologica. Festa della luce, Pasqua dell’estate come la chiamano i nostri fratelli d’oriente.
• 1/ Miracolo a rovescio
La vera condizione di Gesù figlio di DIO e splendore della gloria del Padre, sarebbe stata di essere sempre come l’hanno visto Pietro, Giacomo e Giovanni sul Tabor. E’ per miracolo che non lo era. Il vero miracolo non fu di vedere quello splendore, ma non averlo mai visto prima e non vederlo più dopo perché la sua umanità velava la sua divinità; è come se un lumino di candela potesse velare la luce del sole = un miracolo a rovescio. Ma nella Trasfigurazione ha voluto lasciar intravedere, come attraverso spiragli luminosissimi, la sua gloria divina (cfr. Somma teologica III Parte, questione 45). Il termine gloria deriva dall’ebraico Kabod e significa il peso e la densità della realtà divina, non solo in sé stessa, ma anche in noi. Infatti anche noi siamo chiamati ad essere abitati dalla gloria: la grazia non è altro che il germe della gloria. Addirittura il nostro corpo sarà, alla fine dei tempi, trasfigurato dalla gloria e trasformato in corpo glorioso.
• 2/ All’inizio: vestiti di gloria e beati…
Adamo ed Eva -secondo una bellissima interpretazione dei primi santi Padri- erano stati creati ai bordi della gloria. Il paradiso terrestre confinava con la gloria celeste = la visione beatifica. Se non avessero peccato vi sarebbero entrati subito senza ritornare in polvere, destino ormai ineludibile di tutti noi, condannati inesorabilmente a morte… Infatti erano ricoperti di un abito di gloria che li rivestiva di innocenza, di immunità da ogni male e di immortalità. Ed è per questo che non si accorgevano di essere nudi. Condizione privilegiatissima che sarebbe stata anche la nostra senza il peccato originale, e di cui tutti in fondo all’anima, serbiamo grande nostalgia.
L’uomo sente che ha perso una chiave. Padre Moliniè diceva che le varie ricerche in campo medico-erboristico, come l’elisir di lunga vita, manifestano che l’uomo è eternamente alla ricerca della chiave perduta dell’immortalità e dell’innocenza, cioè quella totale armonia con la natura e con sé stesso. E se c’è una cosa di cui l’uomo soffre immensamente ed è alla base di tutte le guerre, è proprio questa disarmonia che avverte soprattutto in sé stesso. Infatti è dilaniato da forze contrastanti: quelle del bene che vede con la ragione e con l’intelligenza, ma poi cade in quelle del male a causa della sua fragilità e debolezza. Vedo il bene che voglio, ma faccio il male che non voglio, diceva già san Paolo.
• 3/ …ora: vestiti di guai e squinternati
Ma all’inizio Dio non ci aveva creati così inguaiati e squinternati. E’ a causa della catastrofe iniziale del peccato originale, che ora abbiamo una natura disintegrata e frammentata, non più unificata nell’unica ricerca del bene. C’è guerra in noi, come volete che non ci sia fuori di noi! Dobbiamo lottare con tutte le forze per ricostruire il nostro “a immagine e somiglianza” e distruggere la dissomiglianza che contribuiamo ad aumentare ogni volta che pecchiamo.
Pietro, Giacomo e Giovanni, sul Tabor, furono così rapiti da quella luce che non volevano più scendere. Salirono al volo, ma che fatica scendere! E noi? Quanti punti luce, anche se minuscoli, Gesù ha disseminato sulla nostra via? Quanti piccoli Tabor anche nella nostra vita! Fatene memoria ogni volta che la fatica e il buio si faranno sentire e questi piccoli punti luce saranno come altrettante stelline che vi illumineranno la via. Passo dopo passo! Non tutta la strada, ma un passo per volta.
Wilma Chasseur
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