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domenica 13 marzo 2011

Frantumati


I domenica di Quaresima
(Gn 2,7-9; Rm 5, 12-19; Mt 4, 1-11) 


Quaresima: attenti al cuore frantumato!


La prima lettura ci presenta lo stupendo scenario del giardino dell’Eden con “l’albero della vita in mezzo al giardino e l’albero della conoscenza del bene e del male”.

• 1 / Due alberi più due libertà, quanto fa?

All’inizio, due alberi e due libertà: sommateli e otterrete… un quarantotto (chi l’ha detto che due più due fa sempre e solo quattro?). Cos’è successo? Il teologo francese Padre Molinié, domenicano, mio grande e insuperabile maestro, diceva che l’albero della vita sarebbe reale, sarebbe cioè l’albero della vita divina; mentre l’albero della conoscenza del bene e del male sarebbe simbolico. Il che equivale a dire che se l’uomo si impadronisce per rapina del frutto dell’albero vita, cioè della gloria divina, senza aspettare di riceverla da Dio, farà l’esperienza del male, che non è un albero, ma una situazione esistenziale conseguente alla trasgressione del comandamento. Che, agli albori dell’umanità era uno solo: non mangiare il frutto di quell’albero. Ma vi rendete conto: un solo comandamento e… neanche quello hanno saputo osservare. Così, dopo la trasgressione è come se fosse avvenuta un’esplosione all’interno dell’uomo che non è più unificato nell’unica ricerca del bene, ma è disintegrato e frantumato in mille desideri contrastanti: la sua volontà vuole il contrario di ciò che vuole Dio, la sua sensibilità vuole il contrario di ciò che vuole la ragione e la sua intelligenza non volendo più dipendere da Dio fa di lui un apprendista stregone che non padroneggia più quel che fa. Ed è proprio questa frantumazione che ha reso necessario l’aumento dei comandamenti. Anche nella società civile vediamo che, più l’uomo trasgredisce, più aumentano le leggi e viceversa.

• 2/ Cuore analfabeta

Quindi l’antica legge data a Mosè sul Monte Sinai, era anzitutto un ribadire quella legge naturale che Dio aveva precedentemente scritto nel cuore umano. O meglio: era un riscrivere su tavole di pietra ciò che l’uomo non era più capace di leggere nel suo cuore.
Visto che questo cuore tendeva, per chissà quali imperscrutabili motivi , a diventare sempre più di pietra e a dimenticare che il bene –molto più che il male– è inscritto nel suo codice genetico spirituale, occorreva una legge scritta su tavole di pietra, per ricordarglielo. Infatti, ogni cuore non deviato, né abbruttito dal peccato, sa benissimo ancora oggi, senza bisogno di leggerlo da nessuna parte, che odiare è male, tradire è male e via di seguito: il giudice interiore della coscienza glielo ricorda incessantemente. Ma sarà perché l’uomo vuole costruire un mondo senza Dio, che non è più capace di leggere nel proprio cuore? Questo analfabetismo dilagante del cuore, sarà dovuto al fatto che si vuole eliminare Dio dalla faccia della Terra? Sembrerebbe proprio di sì, perché come il Sole è la luce della Terra, senza il quale non ci vediamo per niente, così Dio è il sole del nostro cuore: se lo eliminiamo non ci vediamo più per leggere dentro di noi e non ci sentiamo più per udire ancora il richiamo della coscienza.

• 3/ Liquidati…

In più, se eliminiamo Dio dal cuore, questo diventa –verso il prossimo– più duro delle tavole di pietra. Non per niente, già nell’Antico Testamento, il Signore non smette di raccomandare al suo popolo: “attento Israele a non indurire il tuo cuore!”. E’uno dei peccati più gravi in assoluto, perché da quello procedono tutti gli altri. Ed è un rischio che –Israele o non Israele– corriamo tutti. Dobbiamo liquidare per sempre il cuore duro. Cioè renderlo liquido, affinché l’amore di Dio possa scorrervi liberamente senza incontrare resistenze. Questa sì che è vera conversione!


Wilma Chasseur

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