(Gv 9,1-41)
4^ Domenica di Quaresima
Domenica scorsa Gesù disse di essere l’acqua viva, oggi dimostra di essere la luce del mondo, guarendo il cieco nato e così “…l’acqua prese aspetto di luce”.
• Vietato ammalarsi di sabato…
E ancora una volta –come nella maggior parte dei casi– guarisce di sabato, mandando su tutte le furie i farisei. Di sabato si poteva solo o star bene o… morire, ma non curarsi perché tutti i medici erano in assoluto riposo sabbatico. Meno male che c’era Gesù che guariva. Ma non poteva guarire di lunedì? Eh no! perché guarendo di sabato Gesù dimostra di essere Signore e padrone anche del sabato –è un’attestazione della sua divinità– e, lungi dal voler trasgredire la legge, vuole solo ribadire come la legge debba essere al servizio dell’uomo e non il contrario! Anche il codice di diritto canonico –quindi raccolta di leggi– inizia con questa stupenda premessa “Salus animarum suprema lex” (la salvezza delle anime è la suprema legge). E Gesù questo lo dimostra in ogni guarigione quando dice “và e non peccare più”. Segno evidente che la guarigione del corpo è solo un mezzo di cui si serve per salvare l’anima.
Oggi vediamo dunque il cieco nato che viene guarito senza averlo neanche chiesto! In altri casi di guarigione, quando Gesù passava tra la folla, vedevamo i malati –storpi, ciechi o paralitici– chiedere a gran voce di essere guariti, ma questa volta è Gesù stesso che prende l’iniziativa, senza neanche aspettare la richiesta. Quante volte anche noi siamo stati guariti da durezze e cecità che neanche sospettavamo di avere, crogiolandoci nella convinzione di essere bravi, tutti a puntino e tutti come si deve! Quante volte l’irruzione della grazia, o più banalmente, di una contrarietà o di un fuori programma, ci ha tolto brutalmente questa illusione! E ci siamo visti con le nostre cecità e le nostre storture da raddrizzare. E solo dopo, abbiamo capito che Dio aveva permesso quella contrarietà proprio per rivelarci la nostra cecità e guarircene.
• Che guaio guarire di sabato!
Gesù questa volta infrange doppiamente il sabato perché non solo guarisce (cosa che aveva fatto tante altre volte), ma fa anche del fango e lo spalma sugli occhi del cieco. Apriti cielo! Di sabato non si poteva fare niente di niente. Figuratevi i farisei: fuori dai gangheri se la prendono sia col cieco (la cui unica “colpa” era di essere guarito di sabato) che con i suoi genitori, ma mentre questi ultimi hanno paura di testimoniare a favore di Gesù per timore dei Giudei, il simpaticissimo cieco ormai guarito, lo difende a spada tratta. Gli dicono i farisei: “Quest’uomo non viene da Dio perché non osserva il sabato. Tu che dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?”. Ma questi rimanda al mittente tutte le loro domande e obiezioni e fa loro anche la predica dicendo pressappoco: “Ma come! voi dottori della legge che studiate e scrutate le Scritture, dovete chiedere proprio a me se sia un profeta o no? Dovreste saperlo da tempo! E’ proprio strano che non lo sappiate, ma il peggio è che dite addirittura che è un peccatore, mentre sappiamo benissimo che –da che mondo è mondo– non s’è mai visto uno che non sia da Dio, ridare la vista a un cieco nato. Volete forse diventare suoi discepoli anche voi?” Stupendo sermone, ma per niente apprezzato dai “dottori” che si vedono così magistralmente catechizzati da un povero pezzente. E infatti lo cacciano fuori.
• I veri malati (anche di sabato) erano i… sani
I veri ciechi erano dunque i farisei che credevano di sapere tutto sul Messia: chi dovesse essere, cosa dovesse fare e quando lo dovesse fare (soprattutto mai di sabato), cosa dovesse dire e come lo dovesse dire ecc. ecc. E così non poterono ricevere nessuna illuminazione, perché come ben si sa, la cosa più difficile –se non impossibile– da imparare, è proprio quella che si è convinti di sapere già!
Questo ci dimostra che per poter ricevere la luce e saper riconoscere la verità, dobbiamo essere purificati nel cuore e lavati nell’acqua della grazia. Esperienza vissuta in pienezza da uno dei più grandi mistici di tutti i tempi –San Simeone il Nuovo Teologo– che la descrive in termini di straordinaria bellezza: “Io vidi, attraverso l’acqua, brillare gli splendori che mi avvolgevano e i raggi del Suo volto; e fui fuori di me nel vedermi lavato nell’acqua che aveva aspetto di luce”.
Wilma Chasseur
• Vietato ammalarsi di sabato…
E ancora una volta –come nella maggior parte dei casi– guarisce di sabato, mandando su tutte le furie i farisei. Di sabato si poteva solo o star bene o… morire, ma non curarsi perché tutti i medici erano in assoluto riposo sabbatico. Meno male che c’era Gesù che guariva. Ma non poteva guarire di lunedì? Eh no! perché guarendo di sabato Gesù dimostra di essere Signore e padrone anche del sabato –è un’attestazione della sua divinità– e, lungi dal voler trasgredire la legge, vuole solo ribadire come la legge debba essere al servizio dell’uomo e non il contrario! Anche il codice di diritto canonico –quindi raccolta di leggi– inizia con questa stupenda premessa “Salus animarum suprema lex” (la salvezza delle anime è la suprema legge). E Gesù questo lo dimostra in ogni guarigione quando dice “và e non peccare più”. Segno evidente che la guarigione del corpo è solo un mezzo di cui si serve per salvare l’anima.
Oggi vediamo dunque il cieco nato che viene guarito senza averlo neanche chiesto! In altri casi di guarigione, quando Gesù passava tra la folla, vedevamo i malati –storpi, ciechi o paralitici– chiedere a gran voce di essere guariti, ma questa volta è Gesù stesso che prende l’iniziativa, senza neanche aspettare la richiesta. Quante volte anche noi siamo stati guariti da durezze e cecità che neanche sospettavamo di avere, crogiolandoci nella convinzione di essere bravi, tutti a puntino e tutti come si deve! Quante volte l’irruzione della grazia, o più banalmente, di una contrarietà o di un fuori programma, ci ha tolto brutalmente questa illusione! E ci siamo visti con le nostre cecità e le nostre storture da raddrizzare. E solo dopo, abbiamo capito che Dio aveva permesso quella contrarietà proprio per rivelarci la nostra cecità e guarircene.
• Che guaio guarire di sabato!
Gesù questa volta infrange doppiamente il sabato perché non solo guarisce (cosa che aveva fatto tante altre volte), ma fa anche del fango e lo spalma sugli occhi del cieco. Apriti cielo! Di sabato non si poteva fare niente di niente. Figuratevi i farisei: fuori dai gangheri se la prendono sia col cieco (la cui unica “colpa” era di essere guarito di sabato) che con i suoi genitori, ma mentre questi ultimi hanno paura di testimoniare a favore di Gesù per timore dei Giudei, il simpaticissimo cieco ormai guarito, lo difende a spada tratta. Gli dicono i farisei: “Quest’uomo non viene da Dio perché non osserva il sabato. Tu che dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?”. Ma questi rimanda al mittente tutte le loro domande e obiezioni e fa loro anche la predica dicendo pressappoco: “Ma come! voi dottori della legge che studiate e scrutate le Scritture, dovete chiedere proprio a me se sia un profeta o no? Dovreste saperlo da tempo! E’ proprio strano che non lo sappiate, ma il peggio è che dite addirittura che è un peccatore, mentre sappiamo benissimo che –da che mondo è mondo– non s’è mai visto uno che non sia da Dio, ridare la vista a un cieco nato. Volete forse diventare suoi discepoli anche voi?” Stupendo sermone, ma per niente apprezzato dai “dottori” che si vedono così magistralmente catechizzati da un povero pezzente. E infatti lo cacciano fuori.
• I veri malati (anche di sabato) erano i… sani
I veri ciechi erano dunque i farisei che credevano di sapere tutto sul Messia: chi dovesse essere, cosa dovesse fare e quando lo dovesse fare (soprattutto mai di sabato), cosa dovesse dire e come lo dovesse dire ecc. ecc. E così non poterono ricevere nessuna illuminazione, perché come ben si sa, la cosa più difficile –se non impossibile– da imparare, è proprio quella che si è convinti di sapere già!
Questo ci dimostra che per poter ricevere la luce e saper riconoscere la verità, dobbiamo essere purificati nel cuore e lavati nell’acqua della grazia. Esperienza vissuta in pienezza da uno dei più grandi mistici di tutti i tempi –San Simeone il Nuovo Teologo– che la descrive in termini di straordinaria bellezza: “Io vidi, attraverso l’acqua, brillare gli splendori che mi avvolgevano e i raggi del Suo volto; e fui fuori di me nel vedermi lavato nell’acqua che aveva aspetto di luce”.
Wilma Chasseur
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