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venerdì 29 aprile 2011

Padre Pio - Sulla soglia del Paradiso - Trentasettesimo appuntamento

 Torna l'appuntamento con la biografia che tratteggia un'inedita "storia di Padre Pio raccontata dai suoi amici: "Sulla Soglia del Paradiso" di Gaeta Saverio. Siamo usciti da poco dal tempo quaresimale: oggi scopriamo come San Pio ha vissuto le "Quaresime" durante la sua vita: 

XV
Quaresime e penitenze

Una robusta "disciplina"

Per Padre Pio le Quaresime erano cinque all'anno, sull'esempio di san Francesco: la Quaresima della «benedetta», dall'Epifania al 14 febbraio; quella prima di Pasqua; quella dell'Assunta, che terminava il 15 agosto; quella di san Michele Arcangelo, che terminava il 29 settembre; quella dell'Avvento, che terminava a Natale. In tutti questi periodi, e dunque complessivamente per oltre la metà dell'anno, il suo già scarso vitto veniva ancor più ridotto perché, come ha raccontato il suo assistente padre Eusebio Notte, «egli temeva di superare il quantitativo permesso!».

Rispetto al clima di penitenza che già normalmente caratterizzava la vita del Padre, queste ulteriori mortificazioni non avevano altro scopo se non quello di consentirgli un immersione ancor più intensa nel mistero di Cristo, vittima per la redenzione dell'umanità.

Sin da quando aveva soltanto dieci anni d'età, aveva voluto sperimentare sulla propria carne cio che per Gesù era stata la Passione. Mamma Giuseppa lo scopri un giorno mentre si percuoteva a spalle nude con una catena di ferro. Allibita gli chiese: «Che fai? Sei ammattito?». E il bambino:

«Mi devo battere come i giudei hanno battuto Gesù e gli hanno fatto uscire il sangue. Anch'io voglio avere le spalle insanguinate come le ebbe Gesù».

Durante il periodo di preparazione al sacerdozio, Fra Pio e gli altri novizi si autoflagellavano tre volte la settimana, al buio nel salone comune. La consuetudine, definita "disciplina" nel linguaggio dei frati, gli appartenne per tutta la vita, ogni lunedì, mercoledì e venerdì. E i confratelli hanno testimoniato che lui la praticava sul serio, tanto che gli incaricati delle pulizie rinvenivano spesso i suoi indumenti intimi intrisi di sangue.

In particolare padre Raffaele da Sant'Elia a Pianisi ha raccontato di essersi più volte fermato dietro la porta del coro, nel corridoio, e di aver sentito Padre Pio nella sua stanza disciplinarsi a sangue, dicendo il Miserere a mezza voce: «Una sera, mentre eravamo a cena, all'improvviso si presenta a refettorio, mi chiama e andiamo in cella. Si era flagellato e si era impressionato, perché il sangue colava e non si arrestava. Gli applicai la medicina per arrestare l'emorragia e poi lo lasciai solo. Mi accorsi che soffriva immensamente, avendo dovuto umiliarsi a tanto».

Anche padre Andrea da Castelgandolfo, che tornando da Roma desiderava salutare il Padre, si fermò dinanzi alla sua cella e udì che all'interno Padre Pio stava battendosi con violenza. Il cappuccino non si accontentava infatti delle cordicelle utilizzate da altri frati. Ricorda don Nello Castello:

«Cleonice Morcaldi e la contessa Telfner mi parlavano della "disciplina" di Padre Pio, che egli desiderava fatta di catenelle e robusta, tanto che una volta ne scartò una perché troppo debole».

 

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