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venerdì 15 aprile 2011

Padre Pio - Sulla soglia del Paradiso - Trentaseiesimo appuntamento

 Torna l'appuntamento con la biografia che tratteggia un'inedita "storia di Padre Pio raccontata dai suoi amici: "Sulla Soglia del Paradiso" di Gaeta Saverio. Continuiamo a scoprire la personalità umana del Santo di Pietrelcina:

XIV

Personalità umana

Il temperamento di un santo



L’impeto del proprio temperamento era noto allo stesso Padre Pio, che di sé un giorno disse al giornalista Giovanni Gigliozzi: «O mi facevo frate, o diventavo un brigante». Anche secondo il gesuita Vittorio Marcozzi, che ne ha studiato il carattere, «la sua ricchezza affettiva era superiore alla normale: lo dimostrava sia nell'esteriorizzazione dei

sentimenti amorevoli, sia, nonostante il freno che impiegava alle volte, nelle manifestazioni aggressive e scostanti»; inoltre, «all'iperemotività Padre Pio congiungeva un sistema nervoso molto sensibile e notevolmente delicato».

I curatori del suo Epistolario, i 'padri Alessandro da Ripabottoni e Melchiorre da Pobladura, hanno sottolineato cinque aspetti che caratterizzavano il profilo umano di Padre Pio. L'amicizia, innanzitutto: «Da vero amico, godeva e soffriva con le persone amate e partecipava intensamente alle ore liete come alle tristi. Amava tutti cordialmente e desiderava corrispondenza al suo amore: sentimento, questo, molto umano ch'egli però sapeva purificare e sublimare sempre. L'altrui indifferenza, la mancanza di corrispondenza alle sue premure, o, peggio ancora, la reale o apparente antipatia, lo colpivano profondamente».

Poi la compassione per i fratelli: «Dinanzi ai poveri ed agli afflitti, Padre Pio si sentiva commosso ed a tutto avrebbe rinunciato volentieri, pur di soccorrerli e consolarli. L'impossibilità di conquistarli tutti a Dio e di essere presente a tutti per andar incontro ai loro desideri, per lui era una sofferenza che lacerava il cuore». E la gratitudine: «Sensibile al bene ricevuto, lo ricambiava con bontà e si dispiaceva di non poterlo dimostrare coi fatti, come sarebbe stato suo desiderio».

Ancora, la sincerità: «Il suo carattere franco e sincero Padre Pio lo manifestava non soltanto nel difendere i suoi punti di vista, ma alle volte anche disapprovando l'atteggiamento dei direttori a suo riguardo. Con tutta la venerazione, il rispetto e la sottomissione ai direttori, non accettava passivamente e ad occhi chiusi i rimproveri, le insinuazioni e le interpretazioni da loro date a fatti personali o ad avvenimenti della comunità, se egli credeva non conformi alla verità; e per amore della stessa verità e della giustizia e della carità si permetteva di dissentire e di precisare meglio le cose».

Infine l'affabilità: «L'amabilità e la dolcezza non furono certo per Padre Pio un dono di natura, ma una faticosa conquista della volontà aiutata dalla grazia. Egli ammetteva e conosceva per esperienza l'importanza della dolcezza per trattare fruttuosamente le anime e si rammaricava ogni volta che, nonostante i persistenti sforzi, non riusciva a controllarsi. Erano scatti non colpevoli, che non riuscivano ad oscurargli la serenità e la tranquillità interiori, causati spesso, se non sempre, da motivi soprannaturali».

Con le parole di un altro studioso, padre Livio Dimatteo, potremmo concludere che Padre Pio èstato «l'uomo prudente e saggio che, evitando abilmente gli scogli dell'estremismo, ha saputo presentare una giusta via di mezzo percorribile da tutti; l'uomo paziente, clemente e misericordioso; il prodigo dispensatore delle grazie di Cristo; il sacerdote che sa scendere a osservare nelle pieghe Fiù recondite del cuore dell'uomo, scoprire il suo intimo e consigliarlo per il suo bene; l'amico fidato che non dice mai una parola di disprezzo o di de­prezzamento».

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