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sabato 2 aprile 2011

In difesa della vita - Evangelium vitae - VII

Torna l'appuntamento con la Lettera Enciclica "Evangelium vitae", in difesa della vita. Oggi quest'appuntamento assume un significato particolare perchè ricorre l'anniversario della scomparsa del Venerabile Giovanni Paolo II, autore di quest'Enciclica scritta per difendere la vita da ogni forma di abuso e manipolazione che si andava affermando sempre più rapidamente. In particolare, oggi vi è un meraviglioso riferimento al Sangue di Cristo che non rappresenta la morte, ma la vittoria della vita:

LA VOCE DEL SANGUE DI TUO FRATELLO GRIDA A ME DAL SUOLO 

"Vi siete accostati al sangue dell'aspersione" (cf. Eb 12, 22.24): 

Segni di speranza e invito all'impegno

25. "La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!" (Gn 4, 10). Non è solo la voce del sangue di Abele, il primo innocente ucciso, a gridare verso Dio, sorgente e difensore della vita. Anche il sangue di ogni altro uomo ucciso dopo Abele è voce che si leva al Signore. In una forma assolutamente unica, grida a Dio la voce del sangue di Cristo, di cui Abele nella sua innocenza è figura profetica, come ci ricorda l'autore della Lettera agli Ebrei: "Voi vi siete invece accostati al monte Sion e alla città del Dio vivente... al Mediatore della Nuova Alleanza e al sangue dell'aspersione dalla voce più eloquente di quello di Abele" (12, 22.24). È il sangue dell'aspersione. Ne era stato simbolo e segno anticipatore il sangue dei sacrifici dell'Antica Alleanza, con i quali Dio esprimeva la volontà di comunicare la sua vita agli uomini, purificandoli e consacrandoli (cf. Es 24, 8; Lv 17, 11). Ora, tutto questo in Cristo si compie e si avvera: il suo è il sangue dell'aspersione che redime, purifica e salva; è il sangue del Mediatore della Nuova Alleanza "versato per molti, in remissione dei peccati" (Mt 26, 28). Questo sangue, che fluisce dal fianco trafitto di Cristo sulla croce (cf. Gv 19, 34), ha la "voce più eloquente" del sangue di Abele; esso infatti esprime ed esige una più profonda "giustizia", ma soprattutto implora misericordia {19}, si fa presso il Padre intercessione per i fratelli (cf. Eb 7, 25), è fonte di redenzione perfetta e dono di vita nuova. Il sangue di Cristo, mentre rivela la grandezza dell'amore del Padre, manifesta come l'uomo sia prezioso agli occhi di Dio e come sia inestimabile il valore della sua vita. Ce lo ricorda l'apostolo Pietro: "Voi sapete che non a prezzo di cose corruttibili, come l'argento e l'oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta ereditata dai vostri padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, come di agnello senza difetti e senza macchia" (1 Pt 1, 18-19). Proprio contemplando il sangue prezioso di Cristo, segno della sua donazione d'amore (cf. Gv 13, 1), il credente impara a riconoscere e ad apprezzare la dignità quasi divina di ogni uomo e può esclamare con sempre rinnovato e grato stupore: "Quale valore deve avere l'uomo davanti agli occhi del Creatore se "ha meritato di avere un tanto nobile e grande Redentore" (Exultet della Veglia pasquale), se "Dio ha dato il suo Figlio", affinché egli, l'uomo, "non muoia, ma abbia la vita eterna" (cf. Gv 3, 16)!" {20}. Il sangue di Cristo, inoltre, rivela all'uomo che la sua grandezza, e quindi la sua vocazione, consiste nel dono sincero di sé. Proprio perché viene versato come dono di vita, il sangue di Gesù non è più segno di morte, di separazione definitiva dai fratelli, ma strumento di una comunione che è ricchezza di vita per tutti. Chi nel sacramento dell'Eucaristia beve questo sangue e dimora in Gesù (cf. Gv 6, 56) è coinvolto nel suo stesso dinamismo di amore e di donazione di vita, per portare a pienezza l'originaria vocazione all'amore che è propria di ogni uomo (cf. Gn 1, 27; 2, 18-24). È ancora nel sangue di Cristo che tutti gli uomini attingono la forza per impegnarsi a favore della vita. Proprio questo sangue è il motivo più forte di speranza, anzi è il fondamento dell'assoluta certezza che secondo il disegno di Dio la vittoria sarà della vita. "Non ci sarà più la morte", esclama la voce potente che esce dal trono di Dio nella Gerusalemme celeste (Ap 21, 4). E san Paolo ci assicura che la vittoria attuale sul peccato è segno e anticipazione della vittoria definitiva sulla morte, quando "si compirà la parola della Scrittura: "La morte è stata ingoiata per la vittoria. Dov'è, o morte, la tua vittoria? Dov'è, o morte, il tuo pungiglione?"" (1 Cor 15, 54-55).

26. In realtà, segni anticipatori di questa vittoria non mancano nelle nostre società e culture, pur così fortemente segnate dalla "cultura della morte". Si darebbe dunque un'immagine unilaterale, che potrebbe indurre a uno sterile scoraggiamento, se alla denuncia delle minacce alla vita non si accompagnasse la presentazione dei segni positivi operanti nell'attuale situazione dell'umanità. Purtroppo tali segni positivi faticano spesso a manifestarsi e ad essere riconosciuti, forse anche perché non trovano adeguata attenzione nei mezzi della comunicazione sociale. Ma quante iniziative di aiuto e di sostegno alle persone più deboli e indifese sono sorte e continuano a sorgere, nella comunità cristiana e nella società civile, a livello locale, nazionale e internazionale, ad opera di singoli, gruppi, movimenti ed organizzazioni di vario genere! Sono ancora molti gli sposi che, con generosa responsabilità, sanno accogliere i figli come "il preziosissimo dono del matrimonio" {21}. Né mancano famiglie che, al di là del loro quotidiano servizio alla vita, sanno aprirsi all'accoglienza di bambini abbandonati, di ragazzi e giovani in difficoltà, di persone portatrici di handicap, di anziani rimasti soli. Non pochi centri di aiuto alla vita, o istituzioni analoghe, sono promossi da persone e gruppi che, con ammirevole dedizione e sacrificio, offrono un sostegno morale e materiale a mamme in difficoltà, tentate di ricorrere all'aborto. Sorgono pure e si diffondono gruppi di volontari impegnati a dare ospitalità a chi è senza famiglia, si trova in condizioni di particolare disagio o ha bisogno di ritrovare un ambiente educativo che lo aiuti a superare abitudini distruttive e a ricuperare il senso della vita. La medicina, promossa con grande impegno da ricercatori e professionisti, prosegue nel suo sforzo per trovare rimedi sempre più efficaci: risultati un tempo del tutto impensabili e tali da aprire promettenti prospettive sono oggi ottenuti a favore della vita nascente, delle persone sofferenti e dei malati in fase acuta o terminale. Enti e organizzazioni varie si mobilitano per portare, anche nei Paesi più colpiti dalla miseria e da malattie endemiche, i benefici della medicina più avanzata. Così pure associazioni nazionali e internazionali di medici si attivano tempestivamente per recare soccorso alle popolazioni provate da calamità naturali, da epidemie o da guerre. Anche se una vera giustizia internazionale nella ripartizione delle risorse mediche è ancora lontana dalla sua piena realizzazione, come non riconoscere nei passi sinora compiuti il segno di una crescente solidarietà tra i popoli, di un'apprezzabile sensibilità umana e morale e di un maggiore rispetto per la vita?

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