Domenica delle Palme
( Mt 26,14-27,66)
Domenica di Passione! La Croce si erge silenziosa sull’intera umanità, domina la Storia, vigila sul mondo come un’insonne sentinella, attraversa i secoli, unico baluardo indistruttibile di salvezza universale per ogni uomo e ogni donna che recupera così la dignità perduta nel giardino dell’Eden (e ogni volta che ha colto frutti proibiti), e ritrova il suo straordinario destino di gloria e di figliolanza divina.
La risurrezione di Lazzaro che avevamo visto domenica scorsa, è stato l’avvenimento che ha scatenato il precipitarsi della situazione: colpo finale e definitivo che ha determinato la condanna di Gesù: il più clamoroso miracolo in cui ridiede la vita a un morto già sepolto, decise irrimediabilmente e irrevocabilmente la Sua morte. Tanti, troppi testimoni avevano assistito a quel miracolo: il “caso” Gesù divenne un fatto pubblico e anche se molti giudei credettero in Lui, molti altri si inquietarono della sua potenza e influenza che aveva sul popolo e decisero di farlo morire.
Domenica scorsa abbiamo dunque visto Lazzaro, uomo mortale e già morto da quattro giorni, che riprende vita a quel solo grido: ”Lazzaro vieni fuori” pronunciato da Gesù. Oggi vediamo il Figlio di Dio, vivente e immortale, che muore a quell’altro grido pronunciato dalla plebaglia: ”Crocifiggilo e rilasciaci Barabba”! Il Figlio di Dio che passava guarendo, sanando e beneficando tutti, deve essere messo a morte, ma il malfattore viene rilasciato! Tremendo mistero d’iniquità, d’accecamento, di tenebre e di morte!
“Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo, chi si affligge per la sua sorte?”
Fu tolto di mezzo. Ma è proprio allora che è diventato centro del destino e del cuore di ogni essere umano.
Fu messo a tacere. Ma non ha mai parlato così forte come quando si lasciò inchiodare in silenzio sulla Croce!
Fu fatto fuori. Ma non è mai stato così dentro la storia e nelle nostre piccole e grandi croci quotidiane, come dall’alto della Croce.
Fu immobilizzato e fissato sulla Croce. Ma è proprio allora che ha iniziato a percorrere instancabilmente le strade degli uomini di tutti i tempi, da quelle più buie e disperate a quelle più luminose e pacificate.
Fu arso dalla sete. Ma da allora placa ogni nostra sete, dandoci l’acqua che zampilla per la vita eterna.
Il suo Cuore fu trafitto da un colpo di lancia. Ma quella ferita è diventata sorgente inesauribile dalla quale scaturiscono fiumi di acqua viva per chiunque decida di attingervi.
Fu crocefisso in mezzo a due malfattori, ma da allora ogni malfattore che ha il coraggio di riconoscerlo, può –incontrando il Suo sguardo– sentirsi dire: ”Oggi sarai con me in Paradiso”.
Fu abbandonato, sperimentando la più straziante solitudine interiore, ma da allora ogni nostra solitudine può essere trasfigurata e trasformata in comunione, se vissuta con Lui, per Lui e in Lui.
Fu circondato dalle tenebre, come se la natura che tante volte gli era stata sottomessa, volesse far capire –avvolgendosi di tenebre mentre Lui moriva– che avevano inchiodato la luce. Come se volesse gridare agli uomini totalmente ottenebrati, che avevano crocefisso il Signore della vita.
E infine gridò: ”Padre, nelle tue mani, rimetto il mio Spirito”. Ultima, suprema parola che squarciò il silenzio. L’ultima Sua parola, la più solenne, è per il Padre suo! E’ altissima preghiera che sigilla il più grande avvenimento della Storia di tutti i tempi, e conclude la vita del Figlio di Dio sulla terra.
E poi muore. Sì muore! Non è salito al Cielo su un carro di fuoco, ma da quella morte è scaturita una vita sovrabbondante per ognuno di noi.
Come diceva Lacordaire: ” Vi è un Uomo che, benché scomparso, è seguito da una folla immensa. Vi è un UOMO morto e sepolto che parla ancora sempre e dà vita in abbondanza. Vi è un UOMO perseguitato fin nel sepolcro eppure è seguito come nessun altro. Quell’UOMO sei tu GESU’!
Wilma Chasseur
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