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venerdì 21 gennaio 2011

Padre Pio - Sulla soglia del Paradiso - Ventitquattresimo appuntamento

Torna l'appuntamento con la biografia che tratteggia un'inedita "storia di Padre Pio raccontata dai suoi amici: "Sulla Soglia del Paradiso" di Gaeta Saverio. Oggi vediamo Padre Pio giungere finalmente a San Giovanni Rotondo e vediamo anche l'influenza di San Francesco di Assisi:

IX

Ispirazione francescana e sacerdozio


Gli "anni nascosti" di Pietrelcina


In contemporanea con la sollecitazione di Fra Pio per la dispensa, padre Benedetto si era momentaneamente arreso alla necessità di lasciarlo nel suo paese nativo, dopo diversi tentativi infruttuosi di ricondurlo in convento. Il 2 gennaio 1910 gli scriveva: «Quali siano i divini disegni nel volervi quasi giocoforza in famiglia l'ignoro; ma li adoro pure, sperando quasi con fiducia che la crisi si risolverà. Gesù e Maria siano con voi, vi consolino e vi diano grazia di portare la croce in modo da essere coronato di merito».

Un altro tentativo venne compiuto nell'autunno 1911 a Venafro, dove però Padre Pio stette malissimo. Fra le estasi che ebbe, ci fu anche un dialogo con san Francesco d'Assisi, del quale padre Agostino da San Marco in Lamis annotò alcune battute:

«O serafico Padre mio, tu mi scacci dal tuo Ordine?... Non sono più figlio tuo?... La prima volta che mi appari, Padre san Francesco, mi dici di andare a quella terra di esilio?... Ah, Padre mio, è volontà di

Dio?... Ebbene, fiat!...». In seguito, sempre a padre Agostino, dirà che non gli poteva rivelare la ragione per cui il Signore l'aveva trattenuto a Pietrelcina, altrimenti «mancherei di carità».

Per tre anni si continuò sempre nell'identico modo, tanto da spingere il Ministro generale a chiedere per lui alla Santa Sede il permesso di restare fuori dal convento, consentendogli comunque di conservare l'abito cappuccino. L'esclaustrazione fu concessa il 25 febbraio 1915 e Padre Pio, quando ne venne a conoscenza, scrisse a padre Benedetto:

«Giacché Gesù non ha permesso che io consacrassi alla mia diletta madre provincia tutta la mia persona, mi sono offerto al Signore, quale vittima per i bisogni tutti spirituali di lei».

Pochi mesi più tardi, il 24 maggio 1915, l'Italia entrò in guerra contro l'Austria e anche Padre Pio ricevette la cartolina che lo chiamava alle armi. Il 6 novembre si presentò al distretto militare di Benevento e, un mese dopo, fu assegnato alla ba Compagnia di sanità di Napoli. Ma già il 18 dicembre veniva inviato in licenza di convalescenza per un anno. Nuovi rientri nel Corpo militare ci furono il 18 dicembre 1916, il 19 agosto 1917 e il 5 marzo 1918: ogni volta, dopo pochi giorni, venne rispedito in licenza di convalescenza, sino al definitivo congedo del 16 marzo 1918.

Il 17 febbraio 1916, intanto, Padre Pio era partito da Pietrelcina verso Foggia, su richiesta di padre Agostino, che lo invitava ad assistere l'anima della nobildonna Raffaelina Cerase, con la quale il Padre aveva avuto un fitto scambio epistolare. La Cerase, sentendosi prossima alla morte (che difatti avvenne il 25 marzo 1916), desiderava parlare con Padre Pio almeno una volta. Qualche settimana prima, lei stessa aveva suggerito a padre Agostino: «Fatelo tornare in convento e fatelo confessare, ché farà molto bene».

Giunto al convento di Sant'Anna a Foggia, Padre Pio vi trovò padre Benedetto, il quale gli ordinò perentoriamente di restare lì «vivo o morto», e il Padre obbedì senza alcuna obiezione. Il 28 luglio sali per la prima volta a San Giovanni Rotondo, accompagnato da padre Paolino da Casacalenda, per cercare un po' di sollievo dal caldo soffocante della pianura. Qualche giorno dopo rientrò a Foggia, ma il 4 settembre 1916 venne definitivamente trasferito nel convento di San Giovanni Rotondo, dove resterà per i successivi 52 anni di vita.

Padre Pio aveva allora quasi trent'anni (che qualcuno ha comparato agli "anni nascosti" di Gesù a Nazaret, prima di iniziare l'attività pubblica). E tutta la sua vita, precedente e successiva, si è svolta fra il Beneventano e la zona del Gargano:

esattamente il territorio dove - come un felice presagio - san Francesco apparve in spirito al vescovo di Assisi, nella notte della propria morte (3 ottobre 1226), per dirgli che lasciava il mondo e andava in Cielo da Cristo.

Secondo la Legenda ma jor di Bonaventura, il vescovo era ancora in pellegrinaggio nel santuario di San Michele arcangelo; mentre la Vita di Tommaso da Celano lo segnala di ritorno nei pressi di Benevento. Ma già lo stesso san Francesco era stato proprio a San Giovanni Rotondo nel 1216, scendendo da Monte Sant'Angelo, e vi aveva auspicato la costruzione di un convento, i cui ruderi furono visibili fino al Settecento nella zona detta delle «case nuove».

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