I figli spirituali germogliano ancora
Sono centinaia di migliaia le testimonianze inviate al convento di San Giovanni Rotondo da quanti sono stati beneficati, in vita e anche dopo la
morte, da Padre Pio. E la maggior parte delle grazie che vengono raccontate in queste lettere sono di natura spirituale, più che materiale. E stato infatti il bene delle anime l'essenziale obiettivo della missione del cappuccino, che già sulla terra poté gioire, secondo quanto ha raccontato Cleonice Morcaldi, perché «Gesù gli aveva fatto vedere la mansione dei suoi figli spirituali in Paradiso».
Anzi, si potrebbe dire che Padre Pio già pregustava il momento della gioia celeste in compagnia dei suoi cari. A don Pierino Galeone, che un giorno si lamentò con lui perché era stato bloccato e rimproverato dal Superiore del convento mentre cercava di entrare nella zona della clausura riservata ai cappuccini, con affetto paterno disse: «Abbi pazienza, padre Agostino è buono, anche se burbero; in Cielo staremo insieme e là non ci sarà più nessuno a sgridare». E in che consistesse il Paradiso lo spiegò a una figlia spirituale che gli aveva chiesto:
«Padre, in Paradiso godremo subito, oppure alla fine del mondo?». Padre Pio così rispose: «Se non si godesse, non sarebbe Paradiso. Alla fine del mondo comincerà pure a godere il corpo risorto».
Alla serietà dell'impegno assunto da Padre Pio con i propri figli spirituali, doveva però corrispondere altrettanta tenacia da parte di questi ultimi, che non di rado si sentivano redarguiti così: «Ricordatevi che, se non vi comportate bene e non mi ascoltate, un giorno dinanzi a Dio non vi riconoscerò come miei figli. Sarò io il primo vostro accusatore!». E a una sua devota che lo implorava: «Padre, pregate per me», il frate subito rispose: «Io prego per te, ma tu pure devi pregare per te!». Quando però percepiva la buona volontà di chi gli si rivolgeva con fede, Padre Pio si lasciava andare e diventava il più tenero dei direttori spirituali. La piccola Anna Tortora, nel giorno della cresima, gli disse di desiderare un regalo. Egli chiese:
«Che cosa vuoi? Una figurina, un libretto?»; e la bambina rispose: «Voglio, Padre, che quando lei va in Paradiso assicuri un posto anche a me». «Sei sicura che ci vado?», ribatté Padre Pio; e Anna: «E se non ci va lei, Padre, chi ci va?». A quel punto Padre Pio cedette: «Va bene, ti prometto che, se ci andrò io, tirerò per il collo anche te».
Si potrebbe pensare, secondo gli schemi umani, che promesse così impegnative e personali fosse possibile strapparle a Padre Pio soltanto durante la sua esistenza. In effetti, dopo la morte del Padre, sembrerebbe terminata l'epoca della figliolanza spirituale, alla quale potrebbero al massimo richiamarsi quanti lo frequentarono e ne ricevettero direttamente gli insegnamenti. Ma la forza dello spirito ha aperto invece un nuovo varco nella misteriosa e straordinaria continuità di presenza del frate nel nostro tempo.
A rivelarne la modalità è fra Modestino da Pietrelcina, il compaesano di Padre Pio che viene considerato il suo erede spirituale e che già molti anni fa si era posto il problema: «Meditavo sui benefici che potevano lucrare coloro che venivano accettati dal Padre quali suoi figli spirituali. Poi pensavo con rammarico a tutti quelli che non potevano andare a San Giovanni Rotondo per chiedere a Padre Pio l'adozione spirituale e a quelli, ancor meno fortunati, che si sarebbero avvicinati al Padre dopo il suo transito terreno».
Un giorno, proprio durante una confessione con Padre Pio, l'ispirazione prese forma: «Padre, vorrei assumere, come suoi figli spirituali, tutti coloro che si impegneranno a recitare, ogni giorno, una corona del Rosario ed a far celebrare di tanto in tanto una santa Messa secondo le sue intenzioni. Posso farlo, oppure no?». Padre Pio, allargando le braccia, alzò gli occhi al cielo ed esclamò: «Ed io posso rinunziare a questo grande beneficio? Fa' ciò che mi chiedi ed io ti assisterò». E qualche tempo dopo, un nuovo incoraggiamento: «Figlio mio, allarga quanto più puoi il numero perché sono più beneficati loro davanti a Dio che io stesso. Riferisci che io do loro tutto il mio animo, purché siano perseveranti nella preghiera e nel bene».
Pochi giorni prima di morire, il 20 settembre 1968, Padre Pio chiamò fra Modestino accanto a sé, si tolse dal polso l'inseparabile corona e gliela depose fra le mani, dicendo: «Ecco, ti affido il santo Rosario. Divulgalo, diffondilo tra i figli miei». Era la ratifica definitiva di un mandato che, da allora, continua a essere fedelmente eseguito. Ogni sera, dalle 20.30 alle 21, l'immensa famiglia spirituale di Padre Pio si incontra idealmente nella cripta del convento di San Giovanni Rotondo, intorno alla tomba del Padre, per la recita del Rosario guidata anche da fra Modestino.
Chiunque lo vorrà, in qualsiasi momento, potrà diventare figlio spirituale di Padre Pio semplicemente unendosi con devozione a questa recita e facendo ogni tanto celebrare una santa Messa secondo le intenzioni del Padre. «Beneficeranno così della continua assistenza di Padre Pio e della mia povera preghiera presso la sua tomba», garantisce fra Modestino, sottolineando nel contempo l'altra indispensabile condizione: «Chi s'impegna a recitare la corona benedetta dovrà ovviamente ripudiare il peccato e seguire, per quanto gli sarà possibile, l'esempio di Padre Pio. Da questo si riconosceranno i suoi figli spirituali: saranno uniti dal vincolo della dolce catena che ci lega a Dio; ameranno, pregheranno e soffriranno come ha amato, pregato e sofferto Padre Pio, per il bene della propria anima e per la salvezza dei peccatori».
2 commenti:
Questa storia qua e la storia piu bella del mondo
Condivido totalmente e mi fa piacere il tuo pensiero!
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